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LIA SARTORI

I luoghi della memoria


«fermarmi qui! mirare anch'io questa natura un poco.

del mare mattutino e del limpido cielo

smaglianti azzurri e gialla riva: tutto

s'abbella nella grande luce effusa »


Ogni volta che mi fermo a guardare una tela di franco beraldo, sento questi versi risuonarmi nella memoria: ed è come un rifugio per la mente, un luogo dove ritrovare pace e silenzio e insieme godere della calma interiore che questo mondo ci ha fatto smarrire.


Sin dal mio primo incontro con la sua pittura ho avvertito una sensazione di familiarità, un contatto mentale, un modo comune di sentirsi nella realtà che ci circonda.


E non mi sono sbagliata quando, dietro a ciò che appare immobile, permeato di sola spiritualità, sospeso al di fuori del tempo, ho letto una volontà fortissima di ribellarsi alle mode, alla cultura, anche quella pittorica, imposta dalla maggioranza. i quadri sono davvero lo specchio della sua anima, del suo carattere che lo ha portato a compiere una scelta assolutamente autonoma, che rifugge mode e schemi.


Se la pittura italiana è sempre stata costretta in un percorso disegnato da altri, imposto dal politically correct, franco beraldo non ha mai venduto la sua anima; le è rimasto fedele, come alla sua natura, alle sue idee, disposto ad affrontare quel prezzo che deve pagare chi esce dal gruppo e decide di camminare da solo lungo la propria strada.


E' questa sua forza, questa sua capacità di rimanere coerente con se stesso, che me lo ha fatto sentire immediatamente vicino.


a lungo i nostri autori del 900 sono stati discriminati dalla cultura imperante. a lungo l'arte americana nei suoi vari aspetti ha rubato la scena, imponendosi come pietra di paragone per tanta pittura italiana ed europea cosiddetta di sinistra. beraldo è rimasto un pittore "alla maniera italiana", non contro ma per conto suo. pittore di nature morte e paesaggi; una voce vicina al mio mondo che dopo un lungo esilio assieme con tanti altri nostri autori del 900, grazie anche alla grande mostra del realismo al centre pompidou nel 1980, è stato finalmente accolto dal mondo culturale. e come sempre accade quando si aprono le porte alla diversità, tutti noi siamo stati arricchiti un po di piu.


I suoi quadri ci obbligano a guardare oltre ciò che vediamo. ci aprono un invisibile varco per cercare dentro noi stessi l'essenza delle cose. è quasi un lusso concedersi con lui una pausa, estraniarci da questa vita così nevrotica per immergerci in un mondo solare, luminoso, avvolto nel fascino di forme e colore magici. e vero che a catturare l'anima delle cose ci hanno sempre provato in tanti. forse franco beraldo è davvero riuscito.


«....fermarmi qui. illuso dl mirare

clò che vidi davvero l'attimo che ristetti,

e non le mie fantasime, anche qui.

le memorie, le forme del piacere. »


(costantino kavafis mare mattutino )


I luoghi della memoria museo villa nazionale pisani stra ( venezia 1997)

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